mercoledì 2 aprile 2014

FAME - SARANNO FAMOSI / STYLE



Io avevo 8 anni e la Rai trasmetteva questo telefilm ogni pomeriggio. 
Non sapevo che ancor prima ci fosse stato un film diretto da Alan Parker, che era già il simbolo del sacrificio che ogni ballerino e cantante dovrebbe compiere per diventare appunto Fame
Sulla scia di quei new-musical come Jesus Christ Superstar, Hair e prendendo come modello la modernità di West Side Story, Parker ci vuole illustrare la formazione di quei studenti che vogliono diventare famosi.
Lontanissimi da quel background, oggi ci cibiamo di programmi innominabili dove gli aspiranti cantanti simulano come statuine i loro beniamini canori senza alcuna tecnica, umiltà e creatività. 
Nel film di Parker e poi nell'omonimo telefilm ispirato al lungometraggio, la scuola trasuda la fine degli anni della contestazione e l'inizio dell'esaltazione del  valore dell'autodeterminazione e del sogno americano: chi vuole, ottiene. Quasi tutti i personaggi sono di umili origini, come Bruno Martelli che arriva in aula con strani strumenti che nessuno capisce ma altro non erano che i primi sintetizzatori, i primi vagiti della musica elettronica che sarebbe scoppiata da li a poco.
Coreografie che esaltano lo sforzo fisico, la grazia dei balletti classici, la sensualità della black-music che Irene Cara impersonifica perfettamente. Gli esercizi di teatro che ricordano la sperimentazione di Grotosky e dell'Actor's Studio. Le aule della High School of Performing Arts di New York sono sporche e vissute, i ragazzi sono diversi gli uni dagli altri, ognuno con la propria personalità ben definita, a partire dall'aspetto fisico ed estetico, look che ancor'oggi Dimensione Danza cerca inutilmente di riproporre. 
La voglia di sfondare era giustificata da un innato talento e passione che si respira in ogni scena.
E poi lui, l'unico inimitabile Leroy che con precisione e l'arroganza giusta è entrato nei cuori di tutti. Sfacciato, sexy, con quegli short che chi se li dimentica? Gustatevi il suo provino, senza sbavare troppo, please. E non per ultima di importanza una menzione d'onore alla mitica Lydia Grant, l'insegnate che già nella sigla ci ricorda che "voi fate sogni ambiziosi, successo, fama, ma queste cose costano ed è esattamente qui che si incomincia a pagare, col sudore."

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